domenica 22 giugno 2014

Belinelli: il sogno diventa realtà

Ritorno dopo un lungo periodo d'impegni scolastici/musicali e sono pronto per riprendere a scrivere su questo blog.
Oggi vi racconterò la storia di un italiano che è riuscito a coronare il suo sogno vincendo uno dei più prestigiosi titoli sportivi al mondo: sto ovviamente parlando di Marco Belinelli, fresco di vittoria del titolo con i suoi San Antonio Spurs.
Mi concentrerò sul periodo NBA, tralasciando l'avventura (vittoriosa) con la Fortitudo Bologna.
Torniamo quindi al 28 giugno 2007, la sera del Draft che cambierà per sempre la vita del Beli.
                                                     
Marco viene scelto con la 18° scelta dai Golden State Warriors e diventa il quarto italiano di sempre  ad approdare nel massimo campionato americano, dopo Stefano Rusconi, Esposito, Andrea Bargnani e Augusto Binelli (anche se quest'ultimo non scenderà mai in campo).
Dopo un'ottima Summer League, dove si mette in mostra con una prestazione da 37 punti, l'entusiasmo comincia a calare. L'inizio del campionato non è dei migliori, complici anche i pochi minuti concessi all'italiano da coach Don Nelson e dalla spietata concorrenza di giocatori ben più quotati come Baron Davis e Stephen Jackson.
La stagione finisce tra molti malumori e diverse voci danno per certo il ritorno il Italia o il declassamento in D-League (la lega di sviluppo NBA).
Marco però decide di non mollare e continua la sua avventura in terra californiana.
La seconda stagione va un po' meglio, ottenendo più minuti e diverse partenze da titolare ma, soprattutto, riesce a fare breccia nei cuori dei tifosi che notano una certa somiglianza con l'attore Sylvester Stallone.
Nel luglio 2009 Belinelli approda ai Toronto Raptors, la squadra in cui gioca l'altro italiano, Andrea Bargnani. Le aspettative sono alte ma Marco raccoglie una nuova delusione, venendo impiegato una sola volta nel quintetto iniziale.
                                                                
Marco è costretto ancora una volta allo scambio, venendo ingaggiato da una squadra mediocre, i New Orleans Hornets. L'esperienza è però importante per Belinelli che colleziona nelle due stagioni passate in Louisiana buone prestazioni e prova per la prima volta in carriera l'emozione dei Playoff.

Il 2012 è l'anno della grande occasione: Marco viene ingaggiato dai Chicago Bulls, la franchigia di Derrick Rose, uno dei giovani astri nascenti (e sfortunati) della pallacanestro statunitense.
Belinelli si guadagna la fama di uomo decisivo, realizzando in più occasioni dei fenomenali "buzzer-beater". I Bulls passano il primo turno dei Playoff ma, complici i numerosi infortuni che affliggono la squadra di coach Thibodeau, vengono eliminati nelle semifinali di Conference.
Il Beli diventa quindi free-agent e il destino per un'altra volta gioca dalla sua parte: firma per i vicecampioni dei San Antonio Spurs, desiderosi di vendetta dopo una finale persa a gara 7 nel 2013.
La stagione è ricca di soddisfazioni per il cestista italiano: mette a referto il suo high-score (32 punti) e, soprattutto, vince la gara del tiro da 3 all'All Star Weekend .
                                      
Gli Spurs mantengono le promesse ed arrivano alle finali, dove incontrano gli arci nemici dei Miami Heat.
La favola si avvicina quindi alla conclusione. Gli Heat vengono spazzati via con un sonoro 4-1 in una serie giocata divinamente dalla franchigia texana  grazie anche ai tiri da tre punti realizzati da Belinelli, che si laurea primo italiano vincitore di un titolo NBA.
                                                           
è una storia di umiltà, dedizione e delusione quella di Belinelli, il cestista che ha dovuto attraversare mille bufere prima di raggiungere la gloria e che ha molto da insegnare a tutti i giovani che tentano ogni anno l'avventura NBA.
Auguro al Beli di proseguire la sua carriera con lo stesso spirito con cui ha vissuto questa stagione e lo ringrazio per avere fatto sentire anche me, per una sera soltanto, sul tetto del mondo.

A presto,
Mattia

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