domenica 18 gennaio 2015

Pro Wrestling History: Summer of Punk

Rileggendo il primo articolo sulla carriera di CM Punk, mi sono accorto di avere trattato molto superficialmente uno dei momenti più importanti per il wrestler di Chicago: la famosa Summer of Punk. Rimedio quindi con questo articolo di approfondimento e approfitto dell'occasione per augurarvi (ancora) un buon 2015.

Innanzitutto, che cosa è la Summer of Punk? La Summer of Punk è stata la storyline principale della ROH nel corso del dell'estate 2005, una storyline che oltre a Punk ha coinvolto vecchi rivali, amici e nuove leve. Ma andiamo con ordine.
Giugno 2005: CM Punk ha sostenuto già diversi try-out in WWE e pare che la firma del contratto con la compagnia di Stamford sia imminente. è in questo clima che il 18 del mese Punk affronta il campione ROH Austin Aries a Death Before Dishonor. Dopo un match combattuto, sostenuto dai cori assordanti del pubblico, il Second City Saint riesce a fare suo il tanto agognato titolo.

Il post match segna l'inizio della storyline. Punk prende un microfono e, oltre a coniare l'espressione "Pipe bomb", mette in scena uno dei suoi promo più famosi, la parabola del serpente. Lo Straight Edge Savior volta inaspettatamente le spalle al pubblico, attacca le leggende della ROH e minaccia di portare il titolo con sé in WWE. Ma le sorprese non finiscono qui. Christopher Daniels infatti ritorna nella federazione che lo ha lanciato ad alti livelli e sfida Punk per il titolo.

A Sign of Dishonor, Punk compie l'atto più offensivo nei confronti della compagnia: firma infatti il suo contratto WWE sulla cintura massima ROH, scatenando l'indignazione dei fans. Ad interrompere la cerimonia sono due ex WWE, James Gibson (Jamie Noble) e Mick Foley. L'Hardcore Legend invita il campione a difendere il titolo la sera stessa e Punk sceglie come sfidante un giovane di buone prospettive, Jay Lethal.

Archiviata la pratica Lethal, la ROH fa tappa a New York. Punk, ancora una volta, minaccia di andarsene con il titolo e viene ostacolato un'altra volta da Foley. Lo sfidante di Escape from New York è un altro giovane, Roderick Strong, anch'egli sconfitto senza troppe difficoltà da Punk.
La settimana dopo, a Fate of an Angel, il wrestler di Chicago causa prima la sconfitta di Daniels nel suo match contro Matt Hardy e sconfigge poi James Gibson con una scorrettezza, mantenendo così il titolo.
La resa dei conti con Daniels avviene a The Homecoming. Il match tra i due finisce per time limit dopo che la contesa supera i 60 minuti. Punk mantiene il titolo ma viene attaccato a fine match dal vecchio rivale Samoa Joe.

La corsa per il titolo diventa quindi una corsa a quattro. A Redemption va in scena un fatal four way con Joe, Gibson e Daniels. Dopo che una serie di incomprensioni portano all'eliminazione del Fallen Angel e della Samoan Submission Machine, Punk rimane sul ring con Gibson, il quale era stato precedentemente infortunato dal campione in carica. Con una super tiger driver e la sorpresa del pubblico, Gibson vince match e cintura. Nel post-match, Punk accetta sportivamente la sconfitta e lascia festeggiare a Gibson il più grande traguardo della sua carriera (tornerà a jobbare in WWE non molto tempo dopo).

Il giorno dopo, il 13 agosto, va in scena l'ultimo capitolo dell'incredibile estate di Punk. Nella città natale di Chicago, Punk affronta in un 2 out of 3 falls l'amico di sempre, Colt Cabana. Interessante notare come Punk si continui ad atteggiare da heel (arriva a rubare la finisher dell'amico, la Colt 45) per tutta la durata della contesa, nonostante durante l'entrata sul ring faccia trasparire tutta la sua emozione. Cabana vince il match e festeggia in un bagno di Pepsi insieme al resto del roster la nuova avventura dell'amico fraterno.
Punk ritornerà one night only in ROH, combattendo insieme a Danielson in un match contro Adam Pearce e Jimmy Rave.

Per oggi è tutto, ci vediamo presto con un articolo sull'attuale situazione della AJPW.
Namaste,
Mattia

mercoledì 24 dicembre 2014

Gallo Rotten Awards- Il peggio del 2014

Dopo avere premiato il meglio di questo anno di wrestling, selezioniamo oggi il peggio del peggio di quanto avvenuto nel corso del 2014.
Siccome è Natale e mi sento un po' più allegro, darò un taglio più comico e goliardico all'articolo.
Le categorie rimangono le stesse ( con qualche piccola aggiunta) e siamo pronti a farci due risate.
N.B: Selezionare il migliore wrestler dell'anno è relativamente facile. Scegliere il peggiore diventa quasi impossibile. Troppi gli aspetti di cui tenere conto, per questo l'unico premio al singolo è quello di "Overrated wrestler of the year".

Worst Tag Team of the Year: Gracies Family (NJPW)
Chiariamo, finché se ne stavano con Sakuraba potevo anche sopportarli. Dicevo: "Massì, tanto due mezzeseghe che occupano 10 minuti posso anche tollerarli". Poi arriva Nagata, che è campione GHC tra le altre cose. E vincono. Poi arriva Nakamura in coppia con Sakuraba. E vincono. Poi uno dei due affronta lo stesso Nakamura per il titolo intercontinentale. E fortunatamente perde. Ora, capisco l'importanza della famiglia Gracie, capisco la storia che li lega a Sakuraba (ma perché hanno ritirato fuori sto cadavere?) e a Nakamura, ma io sto guardando un fottuto show di wrestling. Imbarazzanti, sotto ogni punto di vista.
L'espressività facciale fatta a persona

Worst match of the year: Divas elimination match (Survivor Series, WWE)
Anche qui i Gracie ci starebbero bene, ma non voglio darli troppe soddisfazioni. Dunque, da dove parto? Ah già, è durato 13 minuti. E penso che il minutaggio parli per sé. Come dite? La divisione divas va valorizzata? Certamente, ma finché sullo stesso ring si trovano Alicia Fox e Cameron (a proposito, due delle divas più irritanti che abbia mai visto) la divisione è destinata a rimanere attaccata al respiratore artificiale. Ah, bello lo schienamento dopo un back breaker. Magie della WWE.

Worst promotion of the year: TNA e Wrestle-1 (ex aequo)
Io capisco i blindmark e i difensori ad oltranza della TNA. Seriamente, li capisco. La mancanza di una seria alternativa mainstream alla WWE causa spesso un senso di oppressione e distaccamento dal prodotto offerto dalla compagnia di Stamford. Il problema è che la TNA attuale è la sorella brutta di quella del biennio 2007-2009. E non venitemi a dire "Ma i match sono belli!", perché una promotion di wrestling non si fonda esclusivamente sul workrate. Nell'ordine quest'anno abbiamo avuto:
-Una storyline basata sulla Summer of Punk con protagonista AJ Styles nel tentativo di rinnovarli il contratto. Peccato che Styles lasci veramente la compagnia.
-Magnus ed Eric Young World champion. Sì, è successo, non era un vostro sogno.
-Il mancato rinnovamento del contratto con Spike TV. La causa? La direzione del network aveva vietato ogni coinvolgimento di Vince Russo nella direzione di Impact Wrestling. E chi faceva da "supervisore e consigliere" nel backstage? Esatto, Russo.
-Feud che iniziano e si concludono nel giro di una puntata (Bram docet).
-I contratti che scadono prima di Bound of Glory (Angle docet).
Poi ci sono cose che hanno funzionato (Roode, Lashley, in parte Storm, i Wolves), ma veramente troppo poco per quella che sarebbe la compagnia numero 2 degli USA.
E la Wrestle-1? Un circo degli orrori. Dopo avere rubato metà del roster AJPW, pelatone Mutoh ha dato vita alla peggiore federazione nipponica di cui abbia memoria (sì, la considero peggio della HUSTLE). Dopo i mille Sanada vs KAI, il tristissimo feud con la Zero-1, Mutoh annuncia la nascita del titolo massimo della federazione che rimarrà "prerogativa dei giovani" per usare le parole del pelatone. E chi diventa campione il 1 novembre in uno show di celebrazione per i 30 anni di carriera?
No, purtroppo non è Hama.

Worst PPV/Special event: Bound for Glory 2014 (TNA- Wrestle-1)
Sorpresi? Vi dirò la verità: l'evento in sé non è nemmeno stato malaccio, ci sono stati PPV WWE peggiori. è tutto quello che sta intorno a lasciarmi di merda. Bound for Glory dovrebbe essere la Wrestlemania della TNA, l'evento più importante dell'anno, lo show che ognuno attende con trepidazione. E quest'anno? I geni del male della direzione della TNA e della Wrestle-1 (esiste un accordo tra le due compagnie) decidono di tenere l'evento in Giappone, alla Korakuen Hall. Scelta discutibilissima. Punto primo: in Giappone si inculano già di striscio la WWE, figuriamoci la TNA. Punto secondo: perché non organizzarla nel Regno Unito? La fanbase della federazione di Nashville in Inghilterra è molto forte e lo dimostrano i successi nei vari tour. Ma alla TNA i conti 2+2 non piacciono.
Alla fine ne esce fuori una specie di supercard a caso dove l'unico match ad avere senso è il Main Event. Peccato che sfanculizzi tutto il lavoro fatto per lanciare Sanada e Storm. Chi vince? Sì, stavolta avete indovinato.
L'ospizio può attendere
Worst feud: Bella vs Bella (WWE)
Prendete un pezzo di carta vetrata e strofinatelo sulla pelle fino a vedere i muscoli. è questo che ho provato mentre vedevo questo  pseudo feud svilupparsi. Nikki Bella è anche discreta ad interpretare l'heel, ma Brie nella recitazione è uno strazio. Poi le due si sono riconciliate. Così, senza una spiegazione. #MisteridellaWWE

Overrated wrestler of the year: Bad Luck Fale (NJPW)
Metti insieme qualche buon gaijin e qualche gaijin osceno. Ah, e Takahashi. Cosa nasce? Il Bullet Club, la stable che fa segare migliaia di fans americani. Ma c'è un elemento che sovrasta tutti gli altri in segaggine: Bad Luck Fale. Prendete Ryback. Avete presente? Scarso sul ring ed imbarazzante fuori? Bene, ora immaginatelo più scarso ed ancora più imbarazzante fuori. Il risultato è il signor Fale. Come nel caso dei Gracies, finché sta nei tag match a prendersi schienamenti lo posso tollerare. Ma quando batte Nakamura e ripeto, Nakamura, uno dei migliori wrestler giapponesi degli ultimi dieci anni, vincendo il titolo intercontinentale (che viene venduto come secondo titolo per importanza dalla federazione, ma di fatto è un soprammobile), permettete che un giretto in bagno per vomitare sia lecito.

Most Disappointing wrestler of the Year: Roman Reigns (WWE)
Lo dico? Lo dico. Io credevo in Reigns. Credevo nel fatto che, una volta finita l'esperienza nello Shield, sarebbe riuscito a migliorare in singolo. Mi sbagliavo e la verità è sotto gli occhi di tutti. Scarso sul ring (e no, non è scarso perché fa poche mosse, ma perché vengono buttate a caso nel corso del match) ed inguardabile fuori, con segmenti che rasentano l'agghiacciante.

Kevin Nash Memorial: Rey Mysterio (WWE)
Piccola spiegazione: conoscete tutti Kevin Nash, vero? Esatto, l'uomo che si è infortunato sollevando la cesta dei giocattoli del figlio. Mi sembrava doveroso tributarlo con un premio per il wrestler che si infortuna solo uscendo di casa. Quest'anno, ahimè, è Mysterio a portarsi a casa l'ambito riconoscimento. Ritengo Mysterio il più grande junior di sempre ma l'età ed il fisico non giocano più a suo favore. Ogni volta che mette un piede su un ring passa i due mesi successivi in riabilitazione. E si è pure preso i fischi alla Rumble...

Bene, è tutto per oggi. Colgo l'occasione per augurarvi un buon Natale, un buon finale di 2014 ed uno scoppiettante inizio di 2015.
Al prossimo anno,
Mattia.

lunedì 22 dicembre 2014

Gallo Awards - The best of 2014

No, non sono ancora morto (e il secondo episodio dello speciale su CM Punk arriverà sicuramente nel 2015). Ultimo appuntamento dell'anno per assegnare i tradizionali premi  a ciò che si è maggiormente distinto in questo anno di wrestling. Dividerò l'assegnazione in due articoli: uno è questo e l'altro uscirà, spero, prima di Natale e avrà come tema il peggio del 2014.
Prima di iniziare, vorrei fare due premesse:
1) Causa impegni scolastici, quest'anno ho potuto seguire interamente solo poche promotions (WWE, ROH, PWG e NJPW) e ho recuperato solo in questo ultimo mese quello che c'era da recuperare (più o meno tutto dal Giappone, CZW e DG USA, lasciando perdere del tutto la EVOLVE)
2) Il 2014 non mi è piaciuto. Ma ve ne accorgerete poi.
Le categorie sono le classiche e possiamo finalmente partire.

Wrestler of the Year- Adam Cole (ROH, PWG)
In quello che è stato un anno abbastanza "particolare" per la ROH, Cole ha continuato il cammino cominciato nella seconda metà del 2013. Garanzia sul ring ed al microfono, Cole è un heel con i controfiocchi e lo ha dimostrato anche nel bel match contro Jay Briscoe di Final Battle. Fossi la WWE un occhio ce lo butterei...
Degni di nota anche Ricochet, O'Reilly, l'inossidabile Tanahashi, Nakamura e Brock Lesnar.


Tag Team of the Year- ReDragon (ROH, NJPW)
Se in ambito major statunitense la tag team division è moribonda, tra indies e NJPW i tag team che si contendono i titoli di categoria sono sempre quelli: gli onnipresenti Young Bucks, i Forever Hooligans e i ReDragon. Mi è sembrato giusto premiare questi ultimi, perfetta rampa di lancio per il giovane e talentuoso O'Reilly e possibilità di rilancio per Bobby Fish. Da tenere d'occhio per il prossimo anno i Juicy Product, di cui non sono riuscito purtroppo a vedere molto oltre ai match in CZW.


Promotion of the Year- NJPW
In un anno in cui major e indies americane non hanno brillato, la NJPW riesce a far breccia nel mercato americano. Workrate sempre a livelli più che buoni, roster di alto livello e storie che si sviluppano e concludono in modo (quasi) sempre coerente. I difetti ci sono (i Gracies ad inizio anno, il Bullet Club che ormai non ha più niente da dire, la tag team division messa molto male) ma il prodotto si mantiene sempre di livello. Permettetemi di spezzare una lancia in favore della nuova AJPW che nell'ultima parte dell'anno ha mostrato i primi segni di una possibile rinascita, ma ne parleremo meglio in un articolo futuro.

PPV/ Special Event of the Year- NJPW Power Struggle 2014
Manifesto dell'attuale NJPW. Quattro i match da segnalare, oltre al resto della card sufficiente (ad eccezione del match con Sakuraba e soci): il match per le cinture di coppia junior, Goto vs Ishii, Tanahashi e Ibushi vs Okada e YOSHI-HASHI e il Main Event tra Nakamura e Shibata. Recuperatelo se ne avete l'occasione, ne vale la pena.

Most improved wrestler of the year- Seth Rollins (WWE)
Le abilità sul ring dell'ex Tyler Black non sono mai state in discussione. Ciò che non convinceva appieno erano invece le doti al microfono e nell'extraring. Ebbene, non solo il buon Rollins è migliorato notevolmente in questo campo, ma si sta anche dimostrando un ottimo heel. Sicuramente uno dei cavalli sui cui puntare nel futuro prossimo.


Feud of the Year- Ambrose vs Rollins (WWE)
Più per mancanza di alternative che per altro. Metti insieme due giovani promettenti con una buona storia alle spalle ed esce fuori qualcosa di guardabile. Se quei due giovani si chiamano Ambrose e Rollins esce un must see. Un feud interpretato in maniera magistrale da entrambi le parti peccato solo per il finale, di cui, tra l'altro, non abbiamo ancora avuto una spiegazione (misteri della WWE).

Newcomer of the year-  Juicy Product (David Starr e JT Dunn) (CZW)
Come già detto prima, questi due mi hanno sorpreso positivamente, una delle poche cose che salvo di questo 2014 della CZW. Da tenere nei radar.

Shocking moment of the year- The end of the streak (WWE)
Poco da dire, Lesnar raccoglie una delle più pesanti eredità del wrestling moderno (con merito o meno? A voi l'ardua sentenza), presumibilmente nel tentativo di lanciare il nuovo volto della compagnia. Degni di nota anche il debutto di Sting nella compagnia di Stamford e l'abbandono di CM Punk.

Match of the year- Sami Zayn vs Adrian Neville (NXT Takeover R Evolution) (WWE)
Probabilmente molti di voi criticheranno questa scelta. è vero, ci sono stati i vari Nakamura vs Tanahashi, Cole vs Briscoe, Atlantis vs Ultimo Guerrero (a proposito, il miglior match di lucha libre da molti anni a questa parte, a mio modestissimo parere), l'ottimo Shiozaki-Miohara vs  Akiyama-Omori, ma poche volte ho visto tutti i tasselli del puzzle confluire nella giusta posizione, ed uno di questi è il main event di R Evolution. Un'interpretazione straordinaria da parte di entrambi, storytelling a livelli altissimi e narrazione fluida e coerente. Una perla.


Bene, per oggi e tutto. Ci vediamo presto per l'assegnazione dei premi al PEGGIO del 2014 (ci sarà da ridere, ve lo anticipo).
Alla prossima,
Mattia


sabato 4 ottobre 2014

I Match dimenticati #1- Bret Hart vs Tiger Mask II

Inauguriamo oggi una nuova rubrica dal titolo emblematico, "I match dimenticati". Andremo a rivivere momenti del passato dimenticati o passati in sordina, partendo da quello che potremmo definire un dream match, Bret Hart contro la seconda incarnazione di Tiger Mask, Mitsuharu Misawa.

Occasione dell'incontro fu il Wrestling Summit organizzato da WWF e AJPW (con la partecipazione di alcuni lottatori della NJPW quali Liger, Chono e Hashimoto) al leggendario Tokyo Dome.

Il match in sé non è niente di eccezionale e finisce in pareggio per time limit. Curioso notare come Hart in Giappone non abbia mai combattuto incontri memorabili, pur avendo di fronte leggende del calibro di Fujinami e Tiger Mask I, Satoru Sayama.
"Perché rivivere questa merda?", dirà, giustamente, qualcuno di voi? Ora ci arriviamo.
Siamo nel 1990 e per entrambi si sta per concludere un ciclo: Hart lascerà il compagno di tag team Jim Neidhart e verrà lanciato in singolo con la vittoria del titolo intercontinentale prima e di quello mondiale poi, mentre Misawa, un mese dopo, abbandonerà la gimmick di Tiger Mask e verrà presentato come nuova stella dell'AJPW con la (grande) vittoria su Jumbo Tsuruta.

Mi piace quindi immaginare questo mediocre incontro come il punto di svolta delle carriere di due miti provenienti da mondi diversi, un incrocio unico ed irripetibile tra due dei migliori wrestlers della storia.

Se avete un'interpretazione diversa dalla mia scrivete pure nei commenti.
Alla prossima,
Mattia

P.S: non mi sono dimenticato dell'articolo su CM Punk, spero di scriverlo per la fine della prossima settimana (scuola e musica permettendo).

mercoledì 23 luglio 2014

CM Punk: Best in the world (parte1)

Lo scorso 15 luglio ha avuto fine una delle pagine più discusse del wrestling moderno, ovvero il definitivo rilascio da parte della WWE di CM Punk, il cui ultimo match risale alla Royal Rumble. Il Best in the World lascia infatti la federazione in aperta polemica con le sue scelte e decide di ritirarsi (?) dal mondo del wrestling.
In questo articolo e nei due successivi analizzeremo l'impatto che Punk ha avuto sul mondo del wrestling e ripercorreremo le tappe fondamentali della sua carriera.

Phil Brooks (vero nome di CM Punk) nasce il 26 ottobre del 1978. Suo padre è un alcolizzato e la sua presenza segnerà indelebilmente la vita di Brooks che abbraccerà lo stile di vita Straight Edge (un particolare stile di vita che ripudia l'alcool, il fumo e l'abuso di droghe).
L'adolescenza di Brooks si rivela ugualmente problematica a causa delle continue risse in cui è coinvolto in ambito scolastico e, leggenda vuole, che l'interesse per il wrestling si manifesti proprio in questo periodo.
Brooks muove i primi passi in una federazione di backyard wrestling (letteralmente "wrestling da cortile", variante combattuta da persone senza alcuna preparazione atletica). è qui che adotta per la prima volta il nome di CM Punk, combattendo in coppia con tale CM Venom in un tag team denominato "Chick Magnet".
Punk si rende che il backyard wrestling non gli basta più e decide di allenarsi presso la palestra di Ace Steel (discreto wrestler che negli anni ha combattuto anche in ROH, WWE e TNA). è proprio nella palestra di Chicago che Punk incontra Scott Colton, meglio noto come Colt Cabana, colui che diventerà il migliore amco di Punk nel mondo del wrestling.

Il salto di qualità avviene nel 2001 con l'approdo all'IWA Mid-South. Nella federazione di Ian Rotten, Punk mette in mostra le sue capacità combattendo contro mostri sacri quali Eddie Guerrero e Rey Mysterio, ma si fa soprattutto notare per il grande feud con Chris Hero. I due combattono in innumerevoli match raggiungendo l'apice in un TLC e in un 2 out of 3 falls durato la bellezza di un'ora e mezza.
Abbandonata momentaneamente  la IWA, Punk arriva in ROH, una federazione che sta ottenendo grande riscontro nel panorama indie USA.
Il primo feud di rilievo lo vede contrapposto a Raven  con I due che si scontreranno in una serie di match ad alto tasso di violenza.
Parallelamente Punk combatte anche in TNA come membro del Gathering, . L'avventura dura poco e le due parti si lasciano senza troppi rimpianti.
Sempre in questo periodo, Punk fa registrare le sue uniche presenze in territorio nipponico, combattendo qualche match in ZERO-1, federazione che ospiterà molte stelle delle indies.
Intanto il nome di Punk guadagna terreno in ROH, dove vince anche i titoli di coppia con l'amico Colt Cabana sotto il nome di Second City Saints.
Combatte anche grandi match con Samoa Joe (ricevendo le famose cinque stelle di Dave Meltzer), ma l'apice dello stint viene raggiunto nel 2005 con la cosiddetta Summer of Punk.
Punk vince il titolo mondiale ROH contro Austin Aries, ma la sorpresa è dietro l'angolo. Punk ha infatti combattuto alcuni dark match in WWE ed è prossima la firma del contratto con la federazione di Stamford, minacciando di portare l'alloro massimo ROH con lui.
Punk cede però il titolo a James Gibson e combatte il suo ultimo match contro l'amico Colt Cabana, perdendo e lasciando il ring in lacrime (tornerà in ROH one night only nel 2006).

Si chiude così l'avventura di Punk nel mondo delle indies e si aprono i cancelli della WWE.
Nel prossimo articolo andremo ad analizzare il periodo compreso tra l'apporodo in WWE e la famosa "pipe bomb".
Un saluto,
Mattia

domenica 22 giugno 2014

Belinelli: il sogno diventa realtà

Ritorno dopo un lungo periodo d'impegni scolastici/musicali e sono pronto per riprendere a scrivere su questo blog.
Oggi vi racconterò la storia di un italiano che è riuscito a coronare il suo sogno vincendo uno dei più prestigiosi titoli sportivi al mondo: sto ovviamente parlando di Marco Belinelli, fresco di vittoria del titolo con i suoi San Antonio Spurs.
Mi concentrerò sul periodo NBA, tralasciando l'avventura (vittoriosa) con la Fortitudo Bologna.
Torniamo quindi al 28 giugno 2007, la sera del Draft che cambierà per sempre la vita del Beli.
                                                     
Marco viene scelto con la 18° scelta dai Golden State Warriors e diventa il quarto italiano di sempre  ad approdare nel massimo campionato americano, dopo Stefano Rusconi, Esposito, Andrea Bargnani e Augusto Binelli (anche se quest'ultimo non scenderà mai in campo).
Dopo un'ottima Summer League, dove si mette in mostra con una prestazione da 37 punti, l'entusiasmo comincia a calare. L'inizio del campionato non è dei migliori, complici anche i pochi minuti concessi all'italiano da coach Don Nelson e dalla spietata concorrenza di giocatori ben più quotati come Baron Davis e Stephen Jackson.
La stagione finisce tra molti malumori e diverse voci danno per certo il ritorno il Italia o il declassamento in D-League (la lega di sviluppo NBA).
Marco però decide di non mollare e continua la sua avventura in terra californiana.
La seconda stagione va un po' meglio, ottenendo più minuti e diverse partenze da titolare ma, soprattutto, riesce a fare breccia nei cuori dei tifosi che notano una certa somiglianza con l'attore Sylvester Stallone.
Nel luglio 2009 Belinelli approda ai Toronto Raptors, la squadra in cui gioca l'altro italiano, Andrea Bargnani. Le aspettative sono alte ma Marco raccoglie una nuova delusione, venendo impiegato una sola volta nel quintetto iniziale.
                                                                
Marco è costretto ancora una volta allo scambio, venendo ingaggiato da una squadra mediocre, i New Orleans Hornets. L'esperienza è però importante per Belinelli che colleziona nelle due stagioni passate in Louisiana buone prestazioni e prova per la prima volta in carriera l'emozione dei Playoff.

Il 2012 è l'anno della grande occasione: Marco viene ingaggiato dai Chicago Bulls, la franchigia di Derrick Rose, uno dei giovani astri nascenti (e sfortunati) della pallacanestro statunitense.
Belinelli si guadagna la fama di uomo decisivo, realizzando in più occasioni dei fenomenali "buzzer-beater". I Bulls passano il primo turno dei Playoff ma, complici i numerosi infortuni che affliggono la squadra di coach Thibodeau, vengono eliminati nelle semifinali di Conference.
Il Beli diventa quindi free-agent e il destino per un'altra volta gioca dalla sua parte: firma per i vicecampioni dei San Antonio Spurs, desiderosi di vendetta dopo una finale persa a gara 7 nel 2013.
La stagione è ricca di soddisfazioni per il cestista italiano: mette a referto il suo high-score (32 punti) e, soprattutto, vince la gara del tiro da 3 all'All Star Weekend .
                                      
Gli Spurs mantengono le promesse ed arrivano alle finali, dove incontrano gli arci nemici dei Miami Heat.
La favola si avvicina quindi alla conclusione. Gli Heat vengono spazzati via con un sonoro 4-1 in una serie giocata divinamente dalla franchigia texana  grazie anche ai tiri da tre punti realizzati da Belinelli, che si laurea primo italiano vincitore di un titolo NBA.
                                                           
è una storia di umiltà, dedizione e delusione quella di Belinelli, il cestista che ha dovuto attraversare mille bufere prima di raggiungere la gloria e che ha molto da insegnare a tutti i giovani che tentano ogni anno l'avventura NBA.
Auguro al Beli di proseguire la sua carriera con lo stesso spirito con cui ha vissuto questa stagione e lo ringrazio per avere fatto sentire anche me, per una sera soltanto, sul tetto del mondo.

A presto,
Mattia

giovedì 10 aprile 2014

Crazy Days

Crazy Days

Benvenuti al primo articolo di questo blog, dove andremo ad analizzare tre giorni molto intensi nel panorama del wrestling mondiale. Detto ciò, possiamo partire.

Sabato: New Orleans, WWE HALL OF FAME
Classe abbastanza ricca quella di quest'anno e che regala diversi bei momenti. Piatto forte della serata è sicuramente la prima apparizione in un programma WWE per The Ultimate Warrior, assente dai teleschermi della compagnia di Stamford dal lontano 1996. Il discorso di Lita è stato forse il più debole mentre quello di Carlos Colon vale la pena di essere visto per la presenza di Carlito (capite cosa intendo). Mr. T regala qualche risata mentre l'introduzione dei due "DDP guys", Jake Roberts e Scott Hall, è quasi toccante (andate a rivedervi il documentario Beyond the mat: questo è il finale perfetto per la storia di Jake). Il momento più sorprendente è però l'entrata in scena di The Undertaker in occasione del discorso dei figli del defunto manager del becchino, Paul Bearer. Un momento breve che non può però non regalare qualche emozione.

Domenica: Tokio, NJPW INVASION ATTACK
Ci spostiamo nella capitale nipponica dove ha luogo la seconda edizione di Invasion Attack. L'evento procede senza troppe sorprese fino al sesto match della card. Kazuchika Okada ha appena sconfitto, in coppia con Yoshi-Hashi, il suo futuro sfidante Bad Luck Fale, quando una figura incappucciata attacca il campione IWGP: si tratta di Aj Styles, figura di spicco del panorama statunitense ed ex Tna world champion. Styles si presenta come nuovo leader del Bullet Club (la stable interamente composta da gaijin), sostituendo Prince Devitt, molto vicino all'approdo in WWE (anche se le ultime voci riportano un suo interesse verso la TNA).

New Orleans, Wrestlemania XXX
Edizione del PPV più importante dell'anno made in WWE decisamente positiva rispetto all'anonima edizione dello scorso anno. Highlights della serata sicuramente il match tra Bryan e Triple H (capolavoro di storytelling), la vittoria di Cesaro nella battle royal dedicata ad André the Giant, la vittoria di Brock Lesnar ai danni di Undertaker (ne parlerò approfonditamente in un futuro prossimo) e la vittoria finale di Bryan in un triple threat andato oltre le mie aspettative.

Lunedì: Jeff Jarrett annuncia la nascita della sua nuova creatura, la Global Force Wrestling. Ancora pochi sono i dettagli su questa nuova federazione ma un ulteriore comunicato dovrebbe essere diffuso il prossimo lunedì. Speriamo in bene...

New Orleans, WWE RAW
Probabilmente la migliore edizione di Raw di quest'anno: festeggiamenti di Bryan, debutto con vittoria di Paige, grande promo di Paul Heyman, Cesaro nuovo Paul Heyman guy e lo Shield sempre sullo sfondo. Praticamente la WWE ha dato ai fan tutto ciò che volevano, quindi c'è ben poco da lamentarsi in questo momento.

Arizona : The Ultimate Warrior, fresco di nuovo contratto ed entrata nella Hall of Fame muore poche ore dopo la sua apparizione a RAW. Il suo ultimo promo si rivela inquietantemente profetico. Al guerriero dedicherò un articolo nei prossimi giorni.

A presto,
Mattia